Nel Salone dei Cinquecento del Palazzo Vecchio a Firenze, ci sono circa 400 opere del Vasari che ritraggono tartarughe con la vela.
L’iscrizione riportata è una frase latina attribuita da Svetonio ad Augusto, “festina lente”, che traduce l’esortazione ad agire presto, ma con cautela, “affrettati lentamente”.
Ed è proprio in questo luogo ricco di arte e storia che il Professor Maffei, (Neurofisiologo, Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR fino al 2015, prima Presidente e ora Vicepresidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei), ha tratto ispirazione per il suo “Elogio della lentezza”.
Lentezza, quanto è preziosa la lentezza..
È la lentezza che scandisce i ritmi sani del respiro..
È la lentezza che ci fa guardare ad occhi chiusi le cose, permettendoci di oltrepassare l’apparenza per coglierne l’essenza.
È lento il tempo della memoria e anche quello della nostalgia.
Lenti sono i cicli delle stagioni.
Fermare il lampo di una intuizione, come assaporare una emozione, è un piacere lento.
E lenti sono gli adagi della natura che non ha fretta ma che “tutto realizza”.
“In ritardo sono già! Non mi posso trattenere!”, urla ansimante Biancoconiglio ad Alice, ”È tardi! È tardi, sai? Io sono già in mezzo ai guai! Neppure posso dirti “ciao”: ho fretta! Ho fretta, sai?”
Fretta..fretta, ma per andar dove e, soprattutto, per andare incontro a chi?
“L’uomo corre, mentre il suo sistema nervoso è lento. Esiste una discrasia tra il comportamento dell’uomo e la velocità alla quale invece viaggia il suo cervello.
Il pensiero è come un frutto prezioso, ha bisogno di essere coltivato, innaffiato, ha bisogno di passeggiate di respiri. Paradossalmente la velocità caratterizzava la vita dell’uomo nella preistoria, quando era ancora un animale visivo, non era dotato di linguaggio ed obbediva agli impulsi.”
È il Professor Maffei a parlare, durante una Lectio Magistralis tenuta per i neurologi italiani a Genova.
Evidenze scientifiche ci spiegano che la frenesia del correre era tipica dei nostri antenati i quali, tre milioni e 500 Mila anni fa, reagendo d’istinto in identica misura alla visione di un’ombra come a quella di un animale feroce, scappavano via per paura, sentendosi in pericolo.
Loro erano veloci perché utilizzavano la visione.
Del resto, pare che il 50% dei neuroni sia collegato alla visione, solo con la comparsa della parola e del linguaggio è sopraggiunto un rallentamento dovuto alla riflessione.
La riflessione, appunto..
Se le immagini retiniche, guardando il medesimo oggetto, sono tutte uguali, quelle corticali lo sono alla stessa stregua o interviene il pensiero a rendere tutto più soggettivo?
Il mondo non è solo la sua rappresentazione, ma anche la sua interpretazione, ogni cosa può essere vista non solo per la sua immagine, ma anche per il significato percepito.
Proiezioni? Forse, il senso è tutto nell’intuizione, in quel guardare dentro che narra la maieutica della verità seguendo il passo lento del percorso interiore.
Del resto facciamo nostro e fissiamo dentro di noi in misura maggiore ciò che riusciamo descrivere e la descrizione non è solo un atto linguistico, non implica solo l’uso della parola ma anche, anzi soprattutto, il filtro del pensiero e della riflessione.
Ψυχή la chiamavano i greci, l’anima è il luogo non luogo nel quale ha sede il soffio vitale, ed è tra anatomia e filosofia che il mistero della vita si compie.
“Penso quindi sono”, e il Professor Maffei, con il suo “Elogio della lentezza”, in un afinando tra mente e cuore, ha donato veste scientifica alla filosofia cartesiana, accompagnandoci alla riscoperta di un valore prezioso per la salute psichica e fisica.
“Festina lente”, dunque, vivere con consapevolezza il sapore lento delle cose, gioire dei retrogusti e osservarne le sfumature.
Abbracciare alberi forti che, nonostante le radici secolari, riescono ancora ad avere la spensieratezza per allargare i rami al cielo, come bambini fiduciosi.
Concedersi il tempo, donarselo..
Del resto è forse proprio il respiro lento che ci permette di recuperare un rapporto autentico con la natura, quell’armonia capace di rinconciliarci con noi stessi..