Un po’ fabbro e un po’ falegname: il maestro tràino
Oggi i contandini per recarsi in campagna utilizzano una comune auto, ma non è sempre stato così. Un tempo, si utilizzava il carro agricolo, che come ogni cosa, ha una sua storia.
Il carro agricolo veniva costruito da u méste traièine (il maestro tràino), un falegname, specializzato in questo lavoro. Lavoro molto importante per un paese come Mola che, fondando la sua economia essenzialmente sull’agricoltura e sulla pesca, aveva bisogno di mezzi di trasporto a trazione animale. Il maestro tràino doveva conoscere la matematica e la geometria, il disegno, il legno e il ferro, doveva possedere praticità, gusto e armonia. Un mestiere che non esiste più, sostituito dal progresso delle comunicazioni stradali e ferroviarie.
Fra tanti calzolai, sarti, muratori, c’era chi aveva una particolare maestria nella costruzione dei carri, che non era del tutto semplice. Si cominciava dalle aste, per finire con il telaio. Se da una parte si approntavano le parti in legno, dall’altra si approntavano le parti in ferro.
Due o tre persone avvolgevano una fascia di ferro molto resistente attorno a due o quattro ruote indipendenti di legno di noce, fatto riposare precedentemente per anni, con l’assale anteriore mobile a cui veniva fissato il timone.
Con l’arrivo della corrente elettrica e con una netta modernizzazione della falegnameria, il Maestro poteva produrre finalmente carri che oltre ad essere efficienti non trascuravano più neanche l’aspetto estetico.
Ma questa risorsa e questo prestigio non durarono a lungo, durante gli anni del boom economico, nel decennio del 1950-60, la maggior parte delle botteghe furono costrette a chiudere, spesso fallendo il tentativo di adattare all’evoluzione dei tempi il proprio lavoro. Ormai la trasformazione della vita della famiglie e della vita agricola fu definitiva. I carri agricoli a trazione animale lasciarono il posto alle nuove tecnologie dell’epoca, con i rimorchi agricoli gommati e balestrati.
Un mestiere ormai scomparso, che solo le persone più anziane ricordano. Un mestiere legato alla civiltà contadina, che andrebbe onorato con esposizioni all’interno di musei, per ricordare l’importanza di un mestiere molto duro ma che conserva il fascino dell’epoca, quando ogni lavoro rappresentava il connubio fra arte e bellezza.