Molti dei ricordi più belli della mia infanzia sono legati ad un luogo per me magico: Santa Chiara. I corridoi, le aule il chiostro della mia scuola elementare. Ho amato e amo così tanto quel luogo da essermi anche sposata lì. Negli anni settanta a scuola si entrava percorrendo un lungo corridoio imbiancato a calce, sulla pareta sinistra del quale erano appese le foto dello spettacolo “Santachiara”, andato in scena con grande successo al Van Westerhout nel 1973. Ma ciò che più d’ogni altra cosa attirava la mia attenzione e suscitava la mia curiosità era un piccolo schizzo a matita, un po’ sbiadito, che ritraeva uno scorcio di Mola, precisamente il campanile della Maddalena visto dalla terrazza di Santa Chiara.
E’ un disegno prezioso, con una storia che ha qualcosa di fiabesco, ma che racconta un capitolo importante e tragico della storia di Santa Chiara, racconta della Grande Guerra e di come questa passò anche da Mola.
La mia fonte è ancora una volta mio padre, ieri la sua voce, oggi i suoi libri e i suoi preziosi quaderni dei ricordi.
1915-1918…la Grande Guerra infuria e Mola subisce diversi bombardamenti. Dopo il primo bombardamento in vari punti del paese vengono installate le vedette, una delle quali appunto a Santa Chiara. Ciò che non molti sanno, però, è che Santa Chiara diventa anche campo di progionia per gli ufficiali austro-ungarici. Si legge nel libro di mio padre Come eravamo a Mola: “I progionieri austriaci godevano di una certa libertà. Venivano accompagnati a passeggio sul porto e per le vie del paese. In Santa Chiara i civili potevano entrare solo se muniti di un tesserino che avevano il barbiere, il calzolaio, un tale che vendeva le caramelle, il lattaio, alcune donne che riportavano ai prigionieri la biancheria lavata e stirata ed il sarto Bartolo, che era anche usciere conciliatore. Il sarto Bartolo andava a prendere le misure ai prigionieri per i pantaloni, che egli tagliava e poi dava a cucire alle sarte. Alle quali corrispondeva 4 lire per ogni pantalone. Gli ufficiali austriaci prigionieri avevano, sulla parola, libertà di circolare per il paese. Frequentavano il Circolo dei galantuomini in via Van Westerhout e frequentavano le case di diverse famiglie di “signori”. Uno di questi progionieri era il tenente Herman Karas…”
La guerra finisce, passano gli anni, Santa Chiara diventa scuola elementare…è il 1954 quando al Direttore della scuola viene recapitato un pacchetto…proviene dall’Austria, mittente Herman Karas. Il pacchetto contiene un disegno: lo scorcio del campanile della Maddalena…Herman Karas dopo la guerra era tornato in Austria ed era diventato direttore della Volks-u Hauptschule, una scuola di Danau. Aveva scoperto che anche il suo vecchio campo di progionia a Mola era stato trasformato in una scuola ed allora aveva spedito il disegno in ricordo della sua esperienza di guerra nel nostro paese…
Quando finalmente la scorsa primavera, per la prima volta, ho avuto la possibilità di salire sulla terrazza della mia vecchia scuola l’ho visto Herman Karas, in piedi, in cima alla scalinata dalla quale si accede alle campane, con un albo da disegno e un carboncino in mano, intento a fermare sul foglio l’immagine di un campanile, intento a ritagliarsi uno spazio di bellezza in mezzo al buio della guerra!
Valentina Ventura