QUANDO I COMUNISTI MANGIAVANO I BAMBINI (di Valentina Ventura)
Scomunicati, privati della comunione, del matrimonio religioso, del funerale religioso. Era il 1° luglio del 1949 e questo aveva decretato il Sant’Uffizio, papa Pio XII, per chi aderiva al Partito comunista, gli dava appoggio politico o soltanto leggeva «libri, riviste, giornali, volantini, che difendono la dottrina e l’azione comunista».
Il decreto di scomunica dei comunisti viene pubblicato dall’Osservatore romano il 15 luglio. Ecco il testo:
«È stato chiesto a questa Suprema Sacra Congregazione: 1. Se sia lecito iscriversi al partito comunista o sostenerlo; 2. se sia lecito stampare, divulgare o leggere libri, riviste, giornali o volantini che appoggino la dottrina o l’opera dei comunisti, o scrivere per essi; 3. se possano essere ammessi ai Sacramenti i cristiani che consapevolmente e liberamente hanno compiuto quanto scritto nei numeri 1 e 2; 4. se i cristiani che professano la dottrina comunista materialista e anticristiana, e soprattutto coloro che la difendono e la propagano, incorrano ipso facto nella scomunica riservata alla Sede Apostolica, in quanto apostati della fede cattolica.
Gli Eminentissimi e Reverendissimi Padri preposti alla tutela della fede e della morale, avuto il voto dei Consultori, nella riunione plenaria del 28 giugno 1949 risposero decretando: 1. negativo: infatti il comunismo è materialista e anticristiano; i capi comunisti, sebbene a volte sostengano a parole di non essere contrari alla Religione, di fatto sia nella dottrina sia nelle azioni si dimostrano ostili a Dio, alla vera Religione e alla Chiesa di Cristo; 2. negativo: è proibito dal diritto stesso; 3. negativo, secondo i normali princìpi di negare i Sacramenti a coloro che non sian ben disposti; 4. affermativo.
Il giorno 30 dello stesso mese ed anno il Papa Pio XII, nella consueta udienza all’Assessore del Sant’Uffizio, ha approvato la decisione dei Padri e ha ordinato di promulgarla nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis».
La scomunica viene diffusa tramite manifesti nelle parrocchie d’Italia, perché i fedeli possano conoscerne il contenuto. Scrive Mario Polito su Repubblica: “Fu un duro colpo per la gente semplice, che aderiva al partito comunista per motivi di riscatto politico e non per ideologia materialista”. Il partito comunista in Italia, nel momento di pubblicazione del decreto, contava circa 7 milioni di elettori “che votano il partito non per avversione e odio contro la chiesa e per cooperare alla sua distruzione, ma nella persuasione che il Partito comunista sia il partito dei poveri, il partito che difende gli interessi dei lavoratori e della povera gente (Giuseppe Ruggieri – Cristiani d’Italia, in Enciclopedia Treccani).
A lungo termine la feroce campagna anticomunista non sortì gli effetti sperati. Il comunismo italiano non fu sradicato; il dialogo fra comunisti e cattolici andò avanti, coinvolgendo personaggi politici del calibro di Togliatti, Ingrao, Moro, Zaccagnini, Berlinguer, ma fino a metà degli anni Cinquanta quel decreto avvelenò il clima politico italiano e le relazioni sociali.
Ed è in questo clima che si colloca una pagina del diario dei ricordi di mio padre, colpito anch’egli dalla scomunica, in quanto militante del Partito comunista:
“Nel 1948 fu bandito il concorso per titoli ed esami a posti di ruolo di insegnante elementare. Fui il primo della graduatoria dei vincitori e fui assegnato alla scuola elementare di Santachiara. Durante il mio secondo anno di maestro di ruolo ricevetti quasi mensilmente la visita ispettiva di religione di un monsignore della Curia di Bari. Conoscevano tutti la mia appartenenza al Partito Comunista – ero stato assessore comunale sino all’anno precedente. Quando il monsignore venne per la prima volta, nel mese di dicembre, trovò nella mia classe un presepe completo di Sacra famiglia, bue, asinello, pastori e Re magi.
Non se lo aspettava.
Dissi al monsignore che a casa mia era una tradizione fare il presepe, sin da quando io ero bambino. Quel monsignore tornò nella mia classe anche a gennaio, poi a febbraio, a marzo venne due volte.
L’ultima volta, appena entrò in classe mi disse: – Sono venuto solo per salutarla e per complimentarmi con lei per il suo modo di insegnare ai suoi alunni la religione, al di là della prassi catechistica.
Questo, però, non mi risparmiò l’ostracismo da parte di chi deteneva il potere. E, allora, il potere lo deteneva, in tutti i campi, la Democrazia Cristiana. Ostracismo che, qualche volta, diveniva persecuzione, derivante dal fanatismo politico-religioso, che i miei figli subirono, per primi, quando ebbero alle scuole elementari e medie insegnanti…fondamentalisti (?)
Lo stesso subivano i miei alunni, quando si presentavano agli esami di ammissione alla scuola media. Erano regolarmente rimandati o bocciati.
E tutto questo sino a quando, un bel giorno, venne da me il vecchio arciprete, mons. Bitetto, e mi disse: – professore, volete, per favore, preparare mio nipote per gli esami di ammissione alla Scuola Media?”
Più di vent’anni fa Tonio Brusa e Luciana Bresil trovarono – non ricordo più dove – il manifesto che qui vedete riprodotto e lo regalarono a mio padre. Oggi è appeso nel corridoio di casa, accanto alle locandine degli spettacoli del Teatro Sperimentale Molese del CSEP … a futura memoria.