Qualche giorno fa, precisamente il 25 settembre, si è celebrato l’ottantasettesimo anniversario dell’assassinio dell’on. Giuseppe Di Vagno, primo parlamentare italiano vittima della violenza dello squadrismo fascista, avvenuto a Mola nel 1921. Di Vagno era diventato parlamentare nel nome dei “pezzenti e diseredati” del sud per i quali si batté per tutta la vita. La sera del 25 settembre del 1921, nel nostro paese, dove aveva terminato un comizio elettorale, subì l’agguato di un gruppo di fascisti, che lo colpirono a morte alla schiena con tre colpi di pistola. Gli assassini furono individuati e processati, ma non subirono alcuna condanna, in seguito all’amnistia voluta da Mussolini per i “crimini in favore dello stato fascista”. Ho ripensato a lui in questi giorni e alle grandi occasioni di crescita che furono offerte alla mia infanzia dall’aver seguito mio padre, come fossi la sua ombra, nelle sue svariate attività culturali. Di una di queste vorrei parlarvi.
Negli anni 70 a Mola, era nato il CSEP, Centro Sociale di Educazione Permanente, che operava nel campo educativo e sociale degli adulti, sotto l’egida dell’Istituto di Pedagogia dell’Università di Bari. A guidarlo, allora, un giovanissimo Enzo Cristino, che alla fine degli anni ’90 sarebbe diventato sindaco di Mola. Giovani contadini, operai, pescatori, si ritrovavano la sera nei locali di Santachiara, dove oggi c’è l’Accademia di Belle Arti, per partecipare a dibattiti, cineforum, proiezioni, visite guidate, incontri, gruppi di ricerca e studio. Io allora avevo solo nove anni ma ricordo bene quando, in una delle tante discussioni che animavano le serate al CSEP, venne fuori la proposta di sperimentare un teatro nuovo, che desse voce ai temi caldi dell’attualità, rappresentati in maniera provocatoria, per suscitare il dibattito tra il pubblico, per stimolare, attraverso il teatro, la crescita culturale, sociale e politica dei molesi. Nacque così il Teatro Sperimentale Molese , di cui mio padre fu cofondatore e coautore, che con i suoi “Cristo negro”, “Siamo tutti coinvolti”, Resistenza ‘75”, “Dies Irae”… suscitò l’interesse della Commissione Europea della Educazione di Strasburgo, che venne a Mola a teatro per visionare il lavoro.
Nel 1974 andò in scena, per la prima volta, “Assassinio di un socialista a Mola”.
Scrive mio padre su Dialogos (n. 64, ottobre-dicembre 1975)
Con ASSASSINIO DI UN SOCIALISTA A MOLA entrammo in un’altra fase della nostra sperimentazione perché trattammo un tema propriamente locale e cioè la situazione dei contadini molesi nel 1921 in contrapposizione alla vita dei galantuomini del paese come corollario alla scena dell’assassinio dell’On. Di Vagno, deputato socialista, avvenuto nel nostro paese il 25 settembre 1921. Per la preparazione di questo lavoro i giovani del CSEP andarono a trovare i vecchi del paese testimoni di quell’assassinio, altri ricercarono notizie sui giornali dell’epoca e sui testi esistenti sull’argomento. Venne fuori un lavoro impostato e documentato storicamente. Alla replica, dedicata ai contadini molesi (ai quali distribuimmo un ciclostilato nel quale dicevamo: «contadini venite al teatro perché il teatro comunale è anche vostro») facemmo seguire allo spettacolo una tavola rotonda sulla situazione dei contadini pugliesi moderata dallo scrittore meridionalista Mario Dilio, autore del libro «Di Vagno».
Per la prima volta il teatro comunale fu pieno di contadini che avevano timore di calpestare con gli scarponi la moquette ma che si trovarono subito a loro agio quando sentirono gli attori parlare il loro dialetto e quando, dopo lo spettacolo, furono coinvolti nella discussione dei loro problemi. Fu proprio in quella occasione che i contadini ci chiesero di continuare a portare sulle scene lavori che interessassero le varie categorie di lavoratori molesi e le loro problematiche. Questo fu il segno che il nostro esperimento aveva imbroccato la strada giusta. Il giorno dopo trovammo i muri esterni e la porta del CSEP imbrattati da scritte e simboli neo-fascisti. Con uguali simboli e scritte furono imbrattati i muri e le porte di alcune chiese e le porte del Teatro comunale”
Erano gli anni Settanta. Il mondo stava cambiando e io c’ero!
1 commento
Brava Valentinama, certo una replica dello spettacolo assassino di un socialista a Mola sarebbe davvero una bella cosa.