IL SOMARELLO MATTEO
In una piccola chiesa di rito evangelico il giovane prete, invece del solito sermone, sferrò un pesante attacco contro il governo. Gli abitanti di Timisoara, increduli, accorsero ad ascoltarlo e, dalle sue parole, capirono le ragioni della loro sofferenza. Organizzarono una fiaccolata e si strinsero attorno al giovane prete non solo per mostrargli solidarietà, ma anche per difenderlo dagli attacchi della polizia, la temuta “Securitate”.
Fu la scintilla che provocò la fine del regime e la morte per fucilazione del dittatore che per tanti anni aveva ingannato il popolo con le sue false promesse. Era il giorno di Natale 1989.
Mattew all’epoca era un giovane somarello e non capiva cosa stesse accadendo. Era nato nelle verdi campagne di Timisoara, in un villaggio del circondario della metropoli, uno dei tanti fatti abbattere dal dittatore per attuare la sua politica di devillaggizzazione delle aree rurali per ottenere più terreni agricoli da coltivare.
I contadini che avevano in consegna Mattew furono costretti, come tanti altri, a trovare casa in un tugurio alla periferia della stessa Timisoara. Il somarello non capiva quanto stesse succedendo. Aveva vissuto, fino a quel momento, una vita tutto sommato tranquilla. Poi, insieme allo scarso cibo per i suoi padroni, cominciò a mancare anche il foraggio per lui.
I tempi si erano fatti proprio tristi e il suo padrone, sia pure a malincuore, decise di venderlo per ricavare un qualche sostentamento per sé e la famiglia, peraltro numerosa. Mattew aveva imparato a conoscere la lingua degli umani per cui, avvertito il pericolo, decise di scappare. La notte correva a perdifiato mentre durante il giorno si nascondeva nel fitto dei boschi. E così per diverse notti e diversi giorni attraversò paesi e luoghi sconosciuti fino a quando giunse in un porto dove sostavano altri asini, cavalli e muli fra i quali si intrufolò pensando di essere giunto alla fine del suo viaggio.
C’era un signore in camice bianco che, armato di uno strano strumento –un micro-chip, così gli parve di capire- annotava i dati essenziali degli animali. Ma cosa poteva registrare di lui, clandestino in una terra lontana da quella natia? Decise, comunque, di accodarsi a una fila di somarelli che un uomo calvo e con una paio di vistosi baffi, dichiarò essere temporaneamente suoi e in attesa di essere ceduti, per cui chiese che a ognuno dei somarelli venisse assegnato un codice provvisorio.
Furono, subito dopo, imbarcati su una nave da carico che in poco tempo attraversò l’Adriatico arrivando al porto di Bari. Avendo vissuto sempre sulla terraferma, il povero Mattew aveva sofferto non poco il mal di mare e fu per lui una liberazione quando rimise gli zoccoli sulla banchina del porto. Qui ripresero incomprensibili, per lui, trattative tra l’uomo calvo coi baffi e altri avventori ai quali furono ceduti i somarelli. Fu così che Mattew finì i una masseria un po’ diroccata dove pure c’erano altri animali: pecore, galline, maiali e anche cavalli e, soprattutto, c’era tanta erba che finalmente gli consentì un pasto decente, un po’ come quelli che consumava nel suo vecchio villaggio nel territorio di Timisoara.
Superato il primo impatto, però, si rese conto che l’erba verde aveva un sapore strano da cui emanavano anche odori nauseabondi specie quando i venti soffiavano da Sud. Chiese informazioni agli altri animali della masseria e venne a sapere che poco distante c’era un mostro creato dagli uomini: una enorme voragine riempita da ogni sorta di rfiuto che, decomponendosi, generava, appunto, quell’aria pestifera.
Seppe che i cittadini dei paesi confinanti col “mostro” avevano finalmente deciso che non dovesse essere più tollerato quell’obbrobrio. Si organizzarono in comitati e promossero anche manifestazioni molto partecipate. Ci fu persino un processo, ma gli autori di quell’orrore non furono ritenuti colpevoli. I cittadini più sensibili, però, non si arresero e continuarono la loro battaglia. Qualcuno scrisse anche un libro in cui vennero riassunte tutte le fasi della nascita di quella discarica in un territorio un tempo fra i più fertili per l’agricoltura e ora ridotto a un deserto. Ma non è detta l’ultima parola. Mattew ha saputo che un giudice sta portando avanti il processo per “disastro ambientale” per cui ha ripreso a sperare.
Si sa che il destino, la fortuna, le occasioni, quando meno te lo aspetti, riescono a dare una svolta alla vita. Infatti, Mattew non restò a lungo in quella masseria. Un giorno, infatti, il proprietario accettò di scambiarlo alla pari con una giumenta. E così egli trovò una nuova casa in cui, ormai, felice, trascorre i suoi giorni tra l’affetto del nuovo padrone e quello dei bambini che spesso vanno a trovarlo per dispensargli carezze, chiamandolo Matteo.
Stefano Gaudiuso