Il moscone
Ed anche questa torrida estate sta volgendo al termine, la seconda – e speriamo ultima – estate dell’era Covid, fatta ancora di mascherine, distanziamento sociale, gel disinfettanti per le mani, vaccini e green pass, ingressi contingentati a mostre, teatri, musei…
Quando mi capita di vedere immagini di solo un paio di anni fa con le spiagge affollate all’inverosimile, la calca di pubblico ai concerti negli stadi o delle folle in piazza per questa o quella manifestazione, mi sembra di assistere ad un film che racconta di un mondo lontano e perduto.
La storia che voglio raccontarvi oggi parla di un’estate come quelle di una volta, calde e affollate, precisamente un’estate di inizio anni settanta e della prima vera vacanza dei miei genitori in una delle mete classiche dell’estate italiana: la Riviera romagnola. E’ una bella storia, che parla di un’Italia che forse non c’è più, di valori profondi, di altruismo, di condivisione e…per farlo, come sempre, userò il quaderno dei ricordi di mio padre.
La prima volta che andai in vacanza con mia moglie sulla Riviera romagnola fu a Cattolica. Su L’Unità della domenica era inserita, da maggio in poi, una rubrica dedicata interamente agli alberghi e pensioni di Rimini, Riccione, Cattolica, Cesenatico, con i relativi prezzi di pensione completa e comprensivi di cabina a mare.
Scelsi Cattolica per il prezzo più abbordabile date le mie possibilità. Fu una vacanza di soli cinque giorni, sebbene l’avessi prenotata per una settimana perché…
Ogni giorno andavamo in spiaggia, di mattina e pomeriggio e ogni giorno, appena arrivati in spiaggia, io noleggiavo un “moscone” a remi. Andavamo al largo e facevamo il bagno. Il bagnino si chiamava Agostino. Il quarto giorno Agostino mi domandò: ”Ogni giorno lei prende il moscone. Le piace tanto?” A questa domanda diretta fui costretto a dire la verità: “Al mio paese, quando ero ragazzo, c’era il figlio di un ricco signore che aveva il moscone. Ci portava su le ragazze. Era sempre circondato da belle ragazze che, a turno, portava in mezzo al mare. Quel moscone era oggetto d’invidia da parte di noialtri ragazzi figli di famiglie proletarie. Non le nascondo, signor Agostino, che l’ho invidiato anch’io. Ecco perché prendo ogni giorno il moscone”. A questo punto Agostino mi disse: “ Venga con me”. Mi portò dietro le cabine: “Vede quel moscone? E’ suo!”. Io non capii bene cosa volesse dirmi. “E’ suo” mi ripetè “Se lo può portare via quando vuole. Se lo prende io avrò il piacere di aver dato la gioia ad un figlio di una famiglia proletaria”. Capii che Agostino era un comunista, come me e come tanti romagnoli.
Ad Agostino dissi : “Io domani parto. Al massimo fra due giorni manderò mio figlio a prenderlo”
“Dica a suo figlio di venire ai Bagni n° 73 e chiedere del compagno Agostino”.
Quando lo salutai ci abbracciammo
Quella sera stessa io e mia moglie interrompemmo la nostra vacanza e ripartimmo per Mola. Arrivati a casa dissi a mio figlio: “Avrai un moscone, non uno di gomma, ma un moscone vero. Bisogna solo andare a prenderlo”. E così Flavio si organizzò con le sorelle e con Saverio e Tonio e andarono con un camion a Cattolica a ritirare il moscone per il figlio di una famiglia proletaria.
Valentina Ventura