C’era una volta il Natale Molese.
Ricordate il “Vocabolario etimologico illustrato del Dialetto Molese”? L’ultima volta, ci siamo lasciati con il proposito di continuare il viaggio nella tradizione e nel passato della nostra bella cittadina. Quale migliore occasione delle feste natalizie? Il mese di dicembre ben si adattava al colore bianco delle case di Mola, ricoperte di calce, che sembrava neve. Come la straordinaria nevicata del 1956, quando mia madre, di cinque anni, seguì mia nonna sul terrazzo (u aschete) e prese una bella infreddatura.
Tornando a noi: u Natele era un periodo magico, durante il quale tutti i nostri sensi erano coinvolti in un’ ebbrezza totale. “A Natale se fascene i scartagghiete”! Come dimenticarle… Il sapore del vin cotto ( duqquette), mosto di fichi, su questi meravigliosi fiori di pasta al vino, inebriava il palato e il suo odore si spandeva per le strade, insieme a quelli della cannella, del miele, delle mandorle tostate…
Non c’era Natale senza ”u preesepie” , in cui la Sacra Famiglia era avvolta dall’intenso profumo dei manderini. Quanto piaceva ai bambini, e a me,spruzzare a freddo l’olio essenziale dalle bucce e gettarle nel fuoco, impregnato di agrumi. Le foglie poi addobbavano il giaciglio del bambinello, u Bammeine, appellativo riservato esclusivamente a Gesù bambino, a cui tutti “i peccenenne” si votavano con preghierine appese ai rami posti accanto alla sua grotta.
Arianna Gallo
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